Alexander von Humboldt
Dimitris Stamatios | Giugno 2, 2023
Riassunto
Friedrich Wilhelm Heinrich Alexander von Humboldt (14 settembre 1769 – 6 maggio 1859) è stato un polimatico tedesco, geografo, naturalista, esploratore e sostenitore della filosofia e della scienza romantica. Era il fratello minore del ministro, filosofo e linguista prussiano Wilhelm von Humboldt (1767-1835). Il lavoro quantitativo di Humboldt sulla geografia botanica gettò le basi per il campo della biogeografia. Il lavoro di Humboldt sulla misurazione geofisica sistematica a lungo termine ha gettato le basi per il moderno monitoraggio geomagnetico e meteorologico.
Tra il 1799 e il 1804, Humboldt viaggiò a lungo nelle Americhe, esplorandole e descrivendole per la prima volta da un punto di vista scientifico occidentale moderno. La sua descrizione del viaggio fu redatta e pubblicata in diversi volumi nell’arco di 21 anni. Humboldt fu uno dei primi a proporre che le terre che si affacciano sull’Oceano Atlantico fossero un tempo unite (in particolare il Sud America e l’Africa).
Humboldt recuperò l’uso della parola cosmo dal greco antico e la assegnò al suo trattato in più volumi, Kosmos, in cui cercò di unificare diversi rami della conoscenza scientifica e della cultura. Questo importante lavoro motivò anche una percezione olistica dell’universo come un’unica entità interagente, che introdusse i concetti di ecologia portando alle idee di ambientalismo. Nel 1800 e nel 1831 descrisse scientificamente, sulla base delle osservazioni fatte durante i suoi viaggi, gli impatti locali dello sviluppo che causava il cambiamento climatico indotto dall’uomo.
Alexander von Humboldt nacque a Berlino, in Prussia, il 14 settembre 1769. Fu battezzato da piccolo nella fede luterana, con il Duca di Brunswick come padrino.
Il padre di Humboldt, Alexander Georg von Humboldt, apparteneva a un’importante famiglia della Pomerania. Pur non facendo parte della nobiltà, era un maggiore dell’esercito prussiano, che aveva servito con il Duca di Brunswick. All’età di 42 anni, Alexander Georg fu ricompensato per i suoi servizi nella Guerra dei Sette Anni con la carica di ciambellano reale. Approfittò del contratto di affitto delle lotterie statali e delle vendite di tabacco. Sposò dapprima la figlia del generale prussiano aiutante Schweder. Nel 1766, Alexander Georg sposò Maria Elisabeth Colomb, donna colta e vedova del barone Hollwede, da cui ebbe un figlio. Alexander Georg e Maria Elisabeth ebbero tre figli: una figlia, che morì giovane, e poi due figli, Wilhelm e Alexander. Il suo primogenito, fratellastro di Wilhelm e Alexander, era una specie di buono a nulla, non spesso menzionato nella storia della famiglia.
Alexander Georg morì nel 1779, lasciando i fratelli Humboldt alle cure della madre emotivamente distante. La donna aveva grandi ambizioni per Alexander e il fratello maggiore Wilhelm, assumendo ottimi tutori, che erano pensatori illuministi, tra cui il medico kantiano Marcus Herz e il botanico Carl Ludwig Willdenow, che divenne uno dei più importanti botanici della Germania. La madre di Humboldt si aspettava che diventassero funzionari dello Stato prussiano. Il denaro lasciato alla madre di Alexander dal barone Holwede divenne fondamentale per finanziare le esplorazioni di Alexander dopo la sua morte, contribuendo per oltre il 70% alle sue entrate private.
Per la sua inclinazione giovanile a raccogliere ed etichettare piante, conchiglie e insetti, Alexander ricevette il titolo scherzoso di “piccolo speziale”. Destinato alla carriera politica, nel 1787 Alexander studiò finanza per sei mesi all’Università di Francoforte (Oder), scelta dalla madre non tanto per l’eccellenza accademica quanto per la vicinanza alla loro casa di Berlino. Il 25 aprile 1789 si immatricolò all’Università di Gottinga, allora nota per le lezioni di C. G. Heyne e dell’anatomista J. F. Blumenbach. Suo fratello Wilhelm era già studente a Gottinga, ma i due non interagirono molto, poiché i loro interessi intellettuali erano molto diversi. I suoi vasti e variegati interessi erano ormai pienamente sviluppati.
All’Università di Gottinga, Humboldt conobbe Steven Jan van Geuns, studente olandese di medicina, con il quale si recò sul Reno nell’autunno del 1789 e incontrò a Magonza Georg Forster, un naturalista che aveva accompagnato il capitano James Cook nel suo secondo viaggio. L’escursione scientifica di Humboldt sfociò nel trattato Mineralogische Beobachtungen über einige Basalte am Rhein (Brunswick, 1790) (Osservazioni mineralogiche su diversi basalti del fiume Reno) del 1790. L’anno successivo, il 1790, Humboldt si recò nuovamente a Magonza per imbarcarsi con Forster in un viaggio in Inghilterra, il primo viaggio per mare di Humboldt, nei Paesi Bassi e in Francia. In Inghilterra incontrò Sir Joseph Banks, presidente della Royal Society, che aveva viaggiato con il capitano Cook; Banks mostrò a Humboldt il suo enorme erbario, con esemplari dei tropici dei mari del Sud. L’amicizia scientifica tra Banks e Humboldt durò fino alla morte di Banks, nel 1820, e i due si scambiarono esemplari botanici da studiare. Negli anni successivi Banks mobilitò anche i suoi contatti scientifici per aiutare il lavoro di Humboldt.
La passione di Humboldt per i viaggi era di lunga data. I talenti di Humboldt furono dedicati alla preparazione di un esploratore scientifico. Per questo motivo studiò commercio e lingue straniere ad Amburgo, geologia alla Scuola di Miniere di Freiberg nel 1791 sotto la guida di A.G. Werner, leader della scuola geologica nettunista, anatomia a Jena sotto J.C. Loder, astronomia e uso degli strumenti scientifici sotto F.X. von Zach e J.G. Köhler. A Freiberg conobbe una serie di uomini che si sarebbero rivelati importanti per la sua carriera successiva, tra cui lo spagnolo Manuel del Rio, che divenne direttore della Scuola di Miniere istituita dalla corona in Messico, Christian Leopold von Buch, che divenne geologo regionale e, soprattutto, Carl Freiesleben, che divenne precettore e amico intimo di Humboldt. In questo periodo il fratello Wilhelm si sposò, ma Alexander non partecipò alle nozze.
Humboldt si diplomò alla Scuola di Miniere di Freiberg nel 1792 e fu nominato dal governo prussiano ispettore del Dipartimento delle Miniere a Bayreuth e sui monti Fichtel. Humboldt si dimostrò eccellente nel suo lavoro: nel suo primo anno la produzione di minerale d’oro superò quella degli otto anni precedenti. Durante il periodo in cui fu ispettore delle miniere, Humboldt dimostrò la sua profonda preoccupazione per gli uomini che lavoravano nelle miniere. Aprì una scuola gratuita per i minatori, pagata di tasca propria, che divenne una scuola governativa di formazione al lavoro senza precedenti. Cercò anche di istituire un fondo di emergenza per i minatori, aiutandoli in caso di incidenti.
Le ricerche di Humboldt sulla vegetazione delle miniere di Freiberg portarono alla pubblicazione in latino (1793) del suo Florae Fribergensis, accedunt Aphorismi ex Doctrina, Physiologiae Chemicae Plantarum, che era un compendio delle sue ricerche botaniche. Questa pubblicazione lo portò all’attenzione di Johann Wolfgang von Goethe, che aveva conosciuto Humboldt nella casa di famiglia quando Alexander era ragazzo, ma Goethe era ora interessato a incontrare il giovane scienziato per discutere del metamorfismo delle piante. Il fratello di Humboldt, che viveva nella città universitaria di Jena, non lontano da Goethe, organizzò una presentazione. Goethe aveva sviluppato le proprie teorie sull’anatomia comparata. Lavorando prima di Darwin, credeva che gli animali avessero una forza interna, un’urna, che dava loro una forma di base e poi venivano ulteriormente adattati al loro ambiente da una forza esterna. Humboldt lo esortò a pubblicare le sue teorie. Insieme, i due discussero e ampliarono queste idee. Goethe e Humboldt divennero presto amici intimi.
Negli anni successivi Humboldt tornò spesso a Jena. Goethe disse di Humboldt agli amici che non aveva mai incontrato nessuno così versatile. La grinta di Humboldt fu fonte di ispirazione per Goethe. Nel 1797, Humboldt tornò a Jena per tre mesi. Durante questo periodo, Goethe si trasferì dalla sua residenza di Weimar a quella di Jena. Insieme, Humboldt e Goethe frequentarono le lezioni universitarie di anatomia e condussero i propri esperimenti. Un esperimento consisteva nel collegare una zampa di rana a vari metalli. Non riscontrarono alcun effetto finché l’umidità del respiro di Humboldt non innescò una reazione che fece balzare la zampa di rana dal tavolo. Humboldt lo descrisse come uno dei suoi esperimenti preferiti, perché era come se stesse “dando vita” alla gamba.
Durante questa visita, un temporale uccise un contadino e sua moglie. Humboldt si procurò i loro cadaveri e li analizzò nella torre di anatomia dell’università.
Nel 1794, Humboldt fu ammesso al famoso gruppo di intellettuali e leader culturali del classicismo di Weimar. Goethe e Schiller erano le figure chiave dell’epoca. Humboldt contribuì (7 giugno 1795) al nuovo periodico di Schiller, Die Horen, con un’allegoria filosofica intitolata Die Lebenskraft, oder der rhodische Genius (La forza vitale, o il genio rodiese). In questo breve pezzo, l’unico racconto letterario che Humboldt abbia mai scritto, cercò di riassumere i risultati, spesso contraddittori, delle migliaia di esperimenti galvanici che aveva intrapreso.
Nel 1792 e nel 1797 Humboldt fu a Vienna; nel 1795 fece un tour geologico e botanico attraverso la Svizzera e l’Italia. Sebbene questo servizio allo Stato fosse considerato da lui solo come un apprendistato al servizio della scienza, egli adempì ai suoi doveri con una tale abilità che non solo salì rapidamente al più alto incarico nel suo dipartimento, ma gli furono anche affidate diverse importanti missioni diplomatiche.
Nessuno dei due fratelli partecipò al funerale della madre il 19 novembre 1796. Humboldt non aveva nascosto la sua avversione per la madre e un corrispondente gli scrisse, dopo la sua morte, “la sua morte… deve essere particolarmente gradita da te”. Dopo aver interrotto i suoi legami ufficiali, attese l’opportunità di realizzare il suo sogno di viaggio, a lungo inseguito.
Humboldt poté dedicare più tempo alla stesura delle sue ricerche. Utilizzò il proprio corpo per sperimentare l’irritabilità muscolare, recentemente scoperta da Luigi Galvani, e pubblicò i suoi risultati in Versuche über die gereizte Muskel- und Nervenfaser (Berlino, 1797) (Esperimenti sulle fibre muscolari e nervose stimolate), arricchito nella traduzione francese con note di Blumenbach.
Alla ricerca di una spedizione all’estero
Avendo le risorse finanziarie per finanziare i suoi viaggi scientifici, cercò una nave per una grande spedizione. Nel frattempo si recò a Parigi, dove viveva il fratello Wilhelm. Parigi era un grande centro di studi scientifici e suo fratello e sua cognata Caroline erano ben inseriti in quegli ambienti. Louis-Antoine de Bougainville esortò Humboldt ad accompagnarlo in una grande spedizione, che sarebbe durata probabilmente cinque anni, ma il Direttorio rivoluzionario francese mise a capo di essa Nicolas Baudin anziché l’anziano viaggiatore scientifico. Il rinvio del viaggio di circumnavigazione proposto dal capitano Baudin a causa del perdurare della guerra in Europa, al quale Humboldt era stato ufficialmente invitato ad accompagnarlo, lo deluse profondamente. Aveva già scelto gli strumenti scientifici per il suo viaggio. Tuttavia, ebbe un colpo di fortuna: incontrò Aimé Bonpland, il botanico e medico del viaggio.
Scoraggiati, i due lasciarono Parigi per Marsiglia, dove speravano di raggiungere Napoleone Bonaparte in Egitto, ma i nordafricani erano in rivolta contro l’invasione francese in Egitto e le autorità francesi negarono il permesso di viaggiare. Humboldt e Bonpland riuscirono infine a raggiungere Madrid, dove la loro fortuna cambiò in modo spettacolare.
Autorizzazione reale spagnola, 1799
A Madrid, Humboldt chiese l’autorizzazione a viaggiare nei regni spagnoli nelle Americhe; fu aiutato ad ottenerla dal rappresentante tedesco della Sassonia presso la corte reale borbonica. Il barone Forell era interessato alla mineralogia e alle attività scientifiche ed era propenso ad aiutare Humboldt. In quel periodo, le Riforme Borboniche cercavano di riformare l’amministrazione dei regni e di rivitalizzare le loro economie. Allo stesso tempo, l’Illuminismo spagnolo era in piena fioritura. Per Humboldt “l’effetto confluente della rivoluzione borbonica nel governo e dell’Illuminismo spagnolo aveva creato le condizioni ideali per la sua impresa”.
La monarchia borbonica aveva già autorizzato e finanziato spedizioni, con la Spedizione botanica nel Vicereame del Perù in Cile e Perù (1777-88), Nuova Granada (1783-1816), Nuova Spagna (Messico) (1787-1803) e la Spedizione Malaspina (1789-94). Si trattava di lunghe imprese sponsorizzate dallo Stato per raccogliere informazioni su piante e animali dei regni spagnoli, valutare le possibilità economiche e fornire piante e semi per il Giardino Botanico Reale di Madrid (fondato nel 1755). Queste spedizioni portarono con sé naturalisti e artisti, che crearono immagini visive e accurate osservazioni scritte, oltre a raccogliere semi e piante. Già nel 1779 i funzionari della Corona emisero e distribuirono sistematicamente istruzioni sui mezzi più sicuri ed economici per trasportare piante vive via terra e via mare dai Paesi più lontani, con tanto di illustrazioni, tra cui una per le casse per il trasporto di semi e piante.
Quando Humboldt chiese alla corona l’autorizzazione a recarsi in America spagnola, soprattutto con il proprio finanziamento, ricevette una risposta positiva. La Spagna, sotto la monarchia asburgica, aveva protetto i suoi regni dai viaggiatori e dagli intrusi stranieri. Il monarca borbonico era aperto alla proposta di Humboldt. Il ministro degli Esteri spagnolo Don Mariano Luis de Urquijo ricevette la proposta formale e Humboldt fu presentato al monarca nel marzo 1799. A Humboldt fu concesso l’accesso ai funzionari della corona e alla documentazione scritta sull’impero spagnolo. Grazie all’esperienza di lavoro presso la monarchia assolutista prussiana come funzionario governativo delle miniere, Humboldt aveva sia la formazione accademica che l’esperienza di lavorare bene all’interno di una struttura burocratica.
Prima di lasciare Madrid nel 1799, Humboldt e Bonpland visitarono il Museo di Storia Naturale, che conservava i risultati della spedizione botanica di Martín Sessé y Lacasta e José Mariano Mociño in Nuova Spagna. Humboldt e Bonpland incontrarono personalmente a Madrid Hipólito Ruiz López e José Antonio Pavón y Jiménez della spedizione reale in Perù e Cile ed esaminarono le loro collezioni botaniche.
Venezuela, 1799-1800
Muniti dell’autorizzazione del re di Spagna, Humboldt e Bonpland si affrettarono a salpare, prendendo la nave Pizarro da A Coruña, il 5 giugno 1799. La nave si fermò sei giorni sull’isola di Tenerife, dove Humboldt scalò il vulcano Teide, e poi fece rotta verso il Nuovo Mondo, sbarcando a Cumaná, in Venezuela, il 16 luglio.
La destinazione della nave non era originariamente Cumaná, ma un’epidemia di tifo a bordo indusse il capitano a cambiare rotta da L’Avana per approdare nel nord del Sud America. Humboldt non aveva tracciato un piano di esplorazione specifico, per cui il cambiamento non sconvolse un itinerario prestabilito. In seguito scrisse che la deviazione verso il Venezuela rese possibili le sue esplorazioni lungo il fiume Orinoco fino al confine con il Brasile portoghese. Con la deviazione, il Pizarro incontrò due grandi piroghe con a bordo 18 indiani Guayaqui. Il capitano del Pizarro accettò l’offerta di uno di loro di fare da pilota. Humboldt assunse questo indiano, di nome Carlos del Pino, come guida.
Dal XVI al XVIII secolo il Venezuela era un paese relativamente arretrato rispetto alle sedi dei vicereami spagnoli con sede nella Nuova Spagna (Messico) e in Perù, ma durante le riforme borboniche la parte settentrionale del Sudamerica spagnolo fu riorganizzata dal punto di vista amministrativo, con l’istituzione nel 1777 di un capitanato generale con sede a Caracas. Molte informazioni sulla nuova giurisdizione erano già state raccolte da François de Pons, ma furono pubblicate solo nel 1806.
Piuttosto che descrivere il centro amministrativo di Caracas, Humboldt iniziò le sue ricerche con la valle di Aragua, dove si coltivavano colture da esportazione di zucchero, caffè, cacao e cotone. Le piantagioni di cacao erano le più redditizie, dato che la domanda mondiale di cioccolato era in aumento. È qui che Humboldt avrebbe sviluppato la sua idea di cambiamento climatico indotto dall’uomo. Indagando sulle prove di un rapido abbassamento del livello dell’acqua del lago di Valencia, Humboldt attribuì il disseccamento all’eliminazione della copertura arborea e all’incapacità dei terreni esposti di trattenere l’acqua. Con il taglio degli alberi, gli agricoltori stavano eliminando la “triplice” influenza del bosco sulla temperatura: ombra rinfrescante, evaporazione e radiazione.
Humboldt visitò la missione di Caripe ed esplorò la caverna del Guácharo, dove trovò l’uccello oleifero, che avrebbe reso noto alla scienza come Steatornis caripensis. Descrisse anche il lago d’asfalto del Guanoco come “La sorgente del buon sacerdote” (“Quelle des guten Priesters”). Tornato a Cumaná, Humboldt osservò, nella notte tra l’11 e il 12 novembre, una notevole pioggia di meteore (le Leonidi). Con Bonpland si recò a Caracas, dove salì sul monte Avila con il giovane poeta Andrés Bello, ex precettore di Simón Bolívar, che in seguito divenne il leader dell’indipendenza del Nord America. Humboldt incontrò lo stesso Bolívar venezuelano nel 1804 a Parigi e trascorse del tempo con lui a Roma. La documentazione non supporta l’ipotesi che Humboldt abbia ispirato Bolívar a partecipare alla lotta per l’indipendenza, ma indica l’ammirazione di Bolívar per la produzione di nuove conoscenze sull’America spagnola da parte di Humboldt.
Nel febbraio 1800, Humboldt e Bonpland lasciarono la costa con lo scopo di esplorare il corso del fiume Orinoco e dei suoi affluenti. Questo viaggio, che durò quattro mesi e coprì 1.725 miglia (2.776 km) di paese selvaggio e in gran parte disabitato, aveva lo scopo di stabilire l’esistenza del canale Casiquiare (una comunicazione tra i sistemi idrici dei fiumi Orinoco e Amazzonia). Sebbene, all’insaputa di Humboldt, tale esistenza fosse già stata accertata da decenni, la sua spedizione ottenne l’importante risultato di determinare l’esatta posizione della biforcazione e di documentare la vita di diverse tribù indigene, come i Maipures e i loro rivali estinti, gli Atures (diverse parole di quest’ultima tribù furono trasferite a Humboldt da un pappagallo). Intorno al 19 marzo 1800, Humboldt e Bonpland scoprirono delle pericolose anguille elettriche, la cui scossa poteva uccidere un uomo. Per catturarle, gli abitanti del luogo suggerirono di guidare dei cavalli selvaggi nel fiume, il che fece emergere le anguille dal fango del fiume e provocò un violento scontro tra anguille e cavalli, alcuni dei quali morirono. Humboldt e Bonpland catturarono e sezionarono alcune anguille, che mantennero la capacità di scuotere; entrambi ricevettero scosse elettriche potenzialmente pericolose durante le loro indagini. L’incontro fece riflettere Humboldt in modo più approfondito sull’elettricità e sul magnetismo, tipico della sua capacità di estrapolare da un’osservazione principi più generali. Humboldt tornò sull’incidente in molti dei suoi scritti successivi, tra cui il diario di viaggio Narrazione personale (1814-29), Vedute della natura (1807) e Aspetti della natura (1849).
Due mesi più tardi, esplorarono il territorio dei Maypures e quello degli indiani Aturès, allora appena estinti. Humboldt mise a tacere il persistente mito del lago Parime di Walter Raleigh, proponendo che l’inondazione stagionale della savana di Rupununi fosse stata erroneamente identificata come un lago.
Cuba, 1800, 1804
Il 24 novembre 1800 i due amici salparono per Cuba e sbarcarono il 19 dicembre, dove incontrarono il collega botanico e collezionista di piante John Fraser. Fraser e suo figlio erano naufragati al largo della costa cubana e non avevano la licenza per stare nelle Indie spagnole. Humboldt, che si trovava già a Cuba, intercedette presso i funzionari della corona a L’Avana, oltre a fornire loro denaro e vestiti. Fraser ottenne il permesso di rimanere a Cuba e di esplorare. Humboldt affidò a Fraser il compito di portare in Inghilterra, al suo ritorno, due casse di esemplari botanici di Humboldt e Bonpland, da consegnare poi al botanico tedesco Willdenow a Berlino. Humboldt e Bonpland rimasero a Cuba fino al 5 marzo 1801, quando ripartirono per la terraferma del Sud America settentrionale, dove arrivarono il 30 marzo.
Humboldt è considerato il “secondo scopritore di Cuba” per le ricerche scientifiche e sociali che condusse su questa colonia spagnola. Durante un primo soggiorno di tre mesi all’Avana, i suoi primi compiti furono quelli di censire adeguatamente la città e le vicine località di Guanabacoa, Regla e Bejucal. Fece amicizia con il proprietario terriero e pensatore cubano Francisco de Arango y Parreño; insieme visitarono la zona di Guines a sud dell’Avana, le valli della provincia di Matanzas e la Valle dei Mulini da Zucchero a Trinidad. Queste tre aree erano, all’epoca, la prima frontiera della produzione di zucchero nell’isola. Durante questi viaggi, Humboldt raccolse informazioni statistiche sulla popolazione, la produzione, la tecnologia e il commercio di Cuba e, insieme ad Arango, formulò suggerimenti per migliorarli. Prevedeva che il potenziale agricolo e commerciale di Cuba fosse enorme e che, con una guida adeguata, avrebbe potuto essere notevolmente migliorato in futuro.
Durante il viaggio di ritorno in Europa dal Messico verso gli Stati Uniti, Humboldt e Bonpland si fermarono nuovamente a Cuba, partendo dal porto di Veracruz e arrivando a Cuba il 7 gennaio 1804, rimanendovi fino al 29 aprile 1804. A Cuba raccolse materiale vegetale e prese appunti approfonditi. Durante questo periodo, socializzò con i suoi amici scienziati e proprietari terrieri, condusse indagini mineralogiche e completò la sua vasta collezione di flora e fauna dell’isola che pubblicò come Essai politique sur l’îsle de Cuba.
Le Ande, 1801-1803
Dopo un primo soggiorno di tre mesi a Cuba, tornarono sulla terraferma a Cartagena de Indias (oggi in Colombia), un importante centro di commercio nel nord del Sud America. Risalendo la corrente del fiume Magdalena fino a Honda, arrivarono a Bogotá il 6 luglio 1801, dove incontrarono il botanico spagnolo José Celestino Mutis, capo della spedizione botanica reale in Nuova Granada, e vi rimasero fino all’8 settembre 1801. Mutis fu generoso con il suo tempo e diede a Humboldt accesso all’enorme documentazione pittorica che aveva compilato dal 1783. Mutis si trovava a Bogotà, ma, come per altre spedizioni spagnole, aveva accesso alle conoscenze locali e a un laboratorio di artisti che creavano immagini molto accurate e dettagliate. Questo tipo di registrazione accurata significava che, anche se gli esemplari non erano disponibili per lo studio a distanza, “poiché le immagini viaggiavano, i botanici non dovevano farlo”. Humboldt rimase sbalordito dai risultati ottenuti da Mutis; quando Humboldt pubblicò il suo primo volume sulla botanica, lo dedicò a Mutis “come semplice segno di ammirazione e riconoscimento”.
Humboldt sperava di collegarsi con la spedizione francese a vela di Baudin, finalmente partita, così Bonpland e Humboldt si affrettarono a raggiungere l’Ecuador. Attraversando le creste ghiacciate della Cordillera Real, raggiunsero Quito il 6 gennaio 1802, dopo un viaggio noioso e difficile.
Il soggiorno in Ecuador fu segnato dall’ascesa del Pichincha e dalla scalata del Chimborazo, dove Humboldt e il suo gruppo raggiunsero un’altitudine di 5.878 metri. All’epoca si trattava di un record mondiale (per un occidentale – gli Incas avevano raggiunto altitudini molto più elevate secoli prima), ma mancavano 1000 piedi alla vetta. Il viaggio di Humboldt si concluse con una spedizione alle sorgenti del Rio delle Amazzoni in direzione di Lima, in Perù.
A Callao, il principale porto del Perù, Humboldt osservò il transito di Mercurio il 9 novembre e studiò le proprietà fertilizzanti del guano, ricco di azoto, la cui successiva introduzione in Europa fu dovuta principalmente ai suoi scritti.
Nuova Spagna (Messico), 1803-1804
Humboldt e Bonpland non avevano intenzione di andare in Nuova Spagna, ma quando non riuscirono a partecipare a un viaggio verso il Pacifico, lasciarono il porto ecuadoriano di Guayaquil e si diressero ad Acapulco, sulla costa occidentale del Messico. Prima ancora che Humboldt e Bonpland si mettessero in viaggio verso la capitale della Nuova Spagna, sull’altopiano centrale del Messico, Humboldt si rese conto che il capitano della nave che li aveva portati ad Acapulco aveva calcolato male la sua posizione. Poiché Acapulco era il principale porto della costa occidentale e il capolinea del commercio asiatico dalle Filippine spagnole, avere mappe accurate della sua posizione era estremamente importante. Humboldt mise a punto i suoi strumenti, rilevando la baia di Acapulco in acque profonde, per determinarne la longitudine.
Humboldt e Bonpland sbarcarono ad Acapulco il 15 febbraio 1803 e da lì si recarono a Taxco, una città mineraria d’argento nell’odierno Guerrero. Nell’aprile 1803 visitò Cuernavaca, a Morelos. Colpito dal suo clima, soprannominò la città “Città dell’eterna primavera”. Humboldt e Bonpland arrivarono a Città del Messico, accolti ufficialmente con una lettera del rappresentante del re in Nuova Spagna, il viceré Don José de Iturrigaray. Humboldt ricevette anche un passaporto speciale per viaggiare in Nuova Spagna e lettere di presentazione agli intendenti, i più alti funzionari dei distretti amministrativi della Nuova Spagna (intendenze). Questi aiuti ufficiali permisero a Humboldt di avere accesso ai registri della corona, alle miniere, alle proprietà terriere, ai canali e alle antichità messicane di epoca preispanica. Humboldt lesse gli scritti del vescovo eletto dell’importante diocesi di Michoacan Manuel Abad y Queipo, un liberale classico, che si rivolgevano alla corona per il miglioramento della Nuova Spagna.
Trascorsero l’anno nel vicereame, viaggiando in diverse città messicane dell’altopiano centrale e della regione mineraria settentrionale. Il primo viaggio fu da Acapulco a Città del Messico, attraverso l’attuale stato messicano di Guerrero. Il percorso era adatto solo ai treni a dorso di mulo e per tutto il tragitto Humboldt prese le misure dell’altitudine. Quando lasciò il Messico un anno dopo, nel 1804, dal porto della costa orientale di Veracruz, prese una serie di misure simili, che risultarono in un grafico nel Saggio politico, la pianta fisica del Messico con i pericoli della strada da Acapulco a Città del Messico e da Città del Messico a Veracruz. Questa rappresentazione visiva dell’altitudine faceva parte dell’insistenza generale di Humboldt affinché i dati raccolti fossero presentati in modo più facilmente comprensibile rispetto ai grafici statistici. Il successo di Humboldt nell’ottenere un pubblico più ampio per le sue opere fu dovuto alla sua comprensione del fatto che “tutto ciò che ha a che fare con l’estensione o la quantità può essere rappresentato geometricamente”. Le proiezioni statistiche, che parlano ai sensi senza affaticare l’intelletto, hanno il vantaggio di portare l’attenzione su un gran numero di fatti importanti”.
Humboldt rimase impressionato da Città del Messico, che all’epoca era la più grande città delle Americhe e poteva essere considerata moderna. Dichiarò che “nessuna città del nuovo continente, se non quelle degli Stati Uniti, può vantare stabilimenti scientifici così grandi e solidi come la capitale del Messico”. Indicò il Collegio Reale delle Miniere, il Giardino Botanico Reale e l’Accademia Reale di San Carlos come esempi di una capitale metropolitana in contatto con gli ultimi sviluppi del continente e che insisteva sulla sua modernità. Riconosceva inoltre la presenza in Messico di importanti sapienti creoli, tra cui José Antonio de Alzate y Ramírez, morto nel 1799, poco prima della visita di Humboldt, Miguel Velásquez de León e Antonio de León y Gama.
Humboldt trascorse un periodo nella miniera d’argento di Valenciana a Guanajuato, nella Nuova Spagna centrale, all’epoca la più importante dell’impero spagnolo. Il bicentenario della sua visita a Guanajuato è stato celebrato con una conferenza all’Università di Guanajuato, in cui gli accademici messicani hanno messo in luce vari aspetti del suo impatto sulla città. Humboldt avrebbe potuto limitarsi a esaminare la geologia della favolosa miniera, ma colse l’occasione per studiare l’intero complesso minerario e analizzare le statistiche di estrazione della sua produzione. Il suo rapporto sull’estrazione dell’argento è un contributo fondamentale, considerato la sezione più forte e meglio informata del suo Saggio politico. Sebbene Humboldt avesse una formazione da geologo e ispettore minerario, si avvalse di esperti minerari in Messico. Uno di questi era Fausto Elhuyar, allora capo del Tribunale minerario generale di Città del Messico, che, come Humboldt, aveva studiato a Freiberg. Un altro era Andrés Manuel del Río, direttore del Royal College of Mines, che Humboldt aveva conosciuto quando erano entrambi studenti a Freiberg. I monarchi borbonici avevano istituito il tribunale minerario e il collegio per elevare l’attività mineraria a professione, dato che i proventi dell’argento costituivano la principale fonte di reddito della corona. Humboldt consultò anche altri esperti minerari tedeschi, che si trovavano già in Messico. Sebbene Humboldt fosse uno scienziato e un esperto minerario straniero ben accetto, la corona spagnola aveva creato un terreno fertile per le indagini di Humboldt sulle miniere.
Le antiche civiltà dell’America spagnola erano una fonte di interesse per Humboldt, che incluse immagini di manoscritti messicani (o codici) e di rovine Inca nelle sue Vues des cordillères et monuments des peuples indigènes de l’Amerique (1810-1813), riccamente illustrate, la più sperimentale delle pubblicazioni di Humboldt, in quanto non contiene “un unico principio ordinatore”, ma le sue opinioni e contestazioni basate sull’osservazione. Per Humboldt, una questione fondamentale era l’influenza del clima sullo sviluppo di queste civiltà. Quando pubblicò le sue Vues des cordillères, incluse un’immagine a colori della pietra del calendario azteco, che era stata scoperta sepolta nella piazza principale di Città del Messico nel 1790, insieme a disegni selezionati del Codice di Dresda e ad altri che cercò successivamente nelle collezioni europee. Il suo obiettivo era quello di raccogliere le prove che queste immagini pittoriche e scultoree potessero consentire la ricostruzione della storia preispanica. Per l’interpretazione delle fonti si rivolse a esperti messicani, in particolare ad Antonio Pichardo, esecutore letterario dell’opera di Antonio de León y Gama. Per gli spagnoli nati in America (creoli) che cercavano fonti di orgoglio nell’antico passato del Messico, il riconoscimento di queste opere antiche da parte di Humboldt e la loro diffusione nelle sue pubblicazioni furono una manna. Egli lesse l’opera del gesuita esiliato Francisco Javier Clavijero, che celebrava la civiltà preispanica del Messico e che Humboldt invocava per contrastare le affermazioni peggiorative sul nuovo mondo di Buffon, de Pauw e Raynal. In definitiva, Humboldt considerava entrambi i regni preispanici del Messico e del Perù come dispotici e barbari. Tuttavia, ha anche richiamato l’attenzione sui monumenti e i manufatti indigeni come produzioni culturali che avevano “un significato sia storico che artistico”.
Una delle sue pubblicazioni più lette, frutto dei suoi viaggi e delle sue indagini in America spagnola, fu l’Essai politique sur le royaum de la Nouvelle Espagne, rapidamente tradotto in inglese come Political Essay on the Kingdom of New Spain (1811). Questo trattato fu il risultato delle indagini di Humboldt e della generosità dei funzionari coloniali spagnoli nel fornire dati statistici.
Gli Stati Uniti, 1804
Partendo da Cuba, Humboldt decise di fare una breve visita non programmata negli Stati Uniti. Sapendo che l’attuale presidente americano, Thomas Jefferson, era egli stesso uno scienziato, Humboldt gli scrisse che si sarebbe recato negli Stati Uniti. Jefferson gli rispose calorosamente, invitandolo a visitare la Casa Bianca nella nuova capitale della nazione. Nella sua lettera Humboldt aveva suscitato l’interesse di Jefferson menzionando la scoperta di denti di mammut vicino all’Equatore. Jefferson aveva scritto in precedenza di ritenere che i mammut non fossero mai vissuti così a sud. Humboldt aveva anche accennato alla sua conoscenza della Nuova Spagna.
Arrivato a Filadelfia, che era un centro di studi negli Stati Uniti, Humboldt incontrò alcune delle principali figure scientifiche dell’epoca, tra cui il chimico e anatomista Caspar Wistar, che spinse per la vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo, e il botanico Benjamin Smith Barton, oltre al medico Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione di Indipendenza, che desiderava conoscere la corteccia di china di un albero sudamericano, che curava le febbri. Il trattato di Humboldt sulla china fu pubblicato in inglese nel 1821.
Dopo essere arrivato a Washington D.C., Humboldt ebbe numerose e intense discussioni con Jefferson sia su questioni scientifiche sia sul suo soggiorno di un anno in Nuova Spagna. Jefferson aveva da poco concluso l’Acquisto della Louisiana, che poneva la Nuova Spagna al confine sud-occidentale degli Stati Uniti. Il ministro spagnolo a Washington si era rifiutato di fornire al governo degli Stati Uniti informazioni sui territori spagnoli, il cui accesso era strettamente controllato. Humboldt fu in grado di fornire a Jefferson le ultime informazioni sulla popolazione, il commercio, l’agricoltura e le forze armate della Nuova Spagna. Queste informazioni sarebbero state in seguito la base del suo Saggio sul regno politico della Nuova Spagna (1810).
Jefferson non era sicuro di dove fosse esattamente il confine della Louisiana appena acquistata e Humboldt gli scrisse un rapporto di due pagine sulla questione. In seguito Jefferson avrebbe definito Humboldt “l’uomo più scientifico dell’epoca”. Albert Gallatin, Segretario del Tesoro, disse di Humboldt: “Sono rimasto estasiato e ho ingerito più informazioni di vario genere in meno di due ore di quante ne avessi lette o sentite negli ultimi due anni”. Gallatin, a sua volta, fornì a Humboldt le informazioni che cercava sugli Stati Uniti.
Dopo sei settimane, Humboldt salpò per l’Europa dalla foce del Delaware e sbarcò a Bordeaux il 3 agosto 1804.
Diari di viaggio
Humboldt tenne un diario dettagliato del suo soggiorno in America spagnola, di circa 4.000 pagine, a cui attinse direttamente per le sue molteplici pubblicazioni successive alla spedizione. I diari, rilegati in pelle, si trovano ora in Germania, dopo essere stati restituiti dalla Russia alla Germania dell’Est, dove furono presi dall’Armata Rossa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dopo la riunificazione della Germania, i diari sono stati restituiti a un discendente di Humboldt. Per un certo periodo si è temuto che venissero venduti, ma la cosa è stata scongiurata. Un progetto finanziato dal governo per digitalizzare la spedizione ispano-americana e la successiva spedizione russa è stato intrapreso (2014-2017) dall’Università di Potsdam e dalla German State Library-Prussian Cultural Heritage Foundation.
I risultati della spedizione latino-americana
L’impegno decennale di Humboldt nel pubblicare i risultati di questa spedizione non solo portò alla pubblicazione di numerosi volumi, ma gli conferì anche una reputazione internazionale nei circoli scientifici. Humboldt divenne noto anche al pubblico dei lettori, con versioni popolari, densamente illustrate e condensate del suo lavoro in diverse lingue. Bonpland, suo collega scienziato e collaboratore della spedizione, raccolse esemplari botanici e li conservò, ma a differenza di Humboldt, che aveva la passione di pubblicare, Bonpland dovette essere spinto a fare le descrizioni formali. Molti viaggiatori ed esploratori scientifici produssero enormi documenti visivi, che rimasero inediti per il grande pubblico fino alla fine del XIX secolo, nel caso della Spedizione Malaspina, e fino alla fine del XX secolo, quando fu pubblicata la botanica di Mutis, circa 12.000 disegni dalla Nuova Granada. Humboldt, al contrario, pubblicò immediatamente e continuamente, utilizzando e infine esaurendo il suo patrimonio personale, per produrre testi sia scientifici che divulgativi. Il nome e la fama di Humboldt furono creati dai suoi viaggi in America spagnola, in particolare dalla pubblicazione del Saggio politico sul Regno della Nuova Spagna. La sua immagine di primo scienziato europeo fu uno sviluppo successivo.
Per la corona borbonica, che aveva autorizzato la spedizione, i risultati furono straordinari non solo in termini di volume di dati sui loro regni del Nuovo Mondo, ma anche nel dissipare le valutazioni vaghe e peggiorative del Nuovo Mondo di Guillaume-Thomas Raynal, Georges-Louis Leclerc, Comte de Buffon e William Robertson. I risultati del regime borbonico, soprattutto in Nuova Spagna, erano evidenti nei dati precisi che Humboldt sistematizzò e pubblicò.
Questa memorabile spedizione può essere considerata come quella che ha gettato le basi delle scienze della geografia fisica, della geografia vegetale e della meteorologia. La chiave è stata la misurazione meticolosa e sistematica dei fenomeni da parte di Humboldt con gli strumenti più avanzati allora disponibili. Osservò da vicino le specie vegetali e animali in situ, non solo isolatamente, annotando tutti gli elementi in relazione tra loro. Raccolse esemplari di piante e animali, dividendo la collezione crescente in modo che se una parte fosse andata perduta, altre parti sarebbero potute sopravvivere.
Humboldt vedeva la necessità di un approccio alla scienza che potesse rendere conto dell’armonia della natura tra la diversità del mondo fisico. Per Humboldt, “l’unità della natura” significava che era l’interrelazione di tutte le scienze fisiche – come la congiunzione tra biologia, meteorologia e geologia – a determinare la crescita di determinate piante. Egli trovò queste relazioni dipanando una miriade di dati faticosamente raccolti, dati così ampi da diventare una base duratura su cui altri potevano basare il loro lavoro. Humboldt considerava la natura in modo olistico e cercava di spiegare i fenomeni naturali senza ricorrere a dogmi religiosi. Credeva nell’importanza centrale dell’osservazione e, di conseguenza, aveva accumulato una vasta gamma degli strumenti scientifici più sofisticati allora disponibili. Ognuno di essi aveva la sua scatola foderata di velluto ed era il più preciso e portatile del suo tempo; nulla di quantificabile sfuggiva alla misurazione. Secondo Humboldt, tutto doveva essere misurato con gli strumenti più raffinati e moderni e le tecniche più sofisticate disponibili, perché i dati raccolti erano la base di ogni comprensione scientifica.
Questa metodologia quantitativa diventerà nota come scienza humboldtiana. Humboldt scrisse: “La natura stessa è sublimemente eloquente. Le stelle che scintillano nel firmamento ci riempiono di gioia e di estasi, eppure si muovono tutte in orbite tracciate con precisione matematica”.
Il suo Saggio sulla geografia delle piante (pubblicato prima in francese e poi in tedesco, entrambi nel 1807) si basava sull’idea, allora nuova, di studiare la distribuzione della vita organica come influenzata dalle diverse condizioni fisiche. La rappresentazione più famosa è quella della sezione del Chimborazo, circa due piedi per tre (54 cm x 84 cm) a colori, intitolata Ein Naturgemälde der Anden e chiamata anche Mappa del Chimborazo. Si trattava di un pieghevole sul retro della pubblicazione. Humboldt abbozzò per la prima volta la mappa quando si trovava in Sudamerica, che includeva descrizioni scritte su entrambi i lati della sezione trasversale del Chimborazo. Queste descrizioni contengono informazioni dettagliate su temperatura, altitudine, umidità, pressione atmosferica e animali e piante (con i loro nomi scientifici) presenti a ciascuna altitudine. Piante dello stesso genere appaiono a quote diverse. La rappresentazione si sviluppa su un asse est-ovest che va dalla pianura della costa del Pacifico alla catena andina, di cui faceva parte il Chimborazo, e al bacino amazzonico orientale. Humboldt ha mostrato le tre zone della costa, delle montagne e dell’Amazzonia, basandosi sulle proprie osservazioni, ma ha anche attinto a fonti spagnole esistenti, in particolare a Pedro Cieza de León, a cui fa esplicito riferimento. Anche lo scienziato ispano-americano Francisco José de Caldas aveva misurato e osservato gli ambienti montani e in precedenza era giunto a idee simili sui fattori ambientali nella distribuzione delle forme di vita. Humboldt non proponeva quindi qualcosa di completamente nuovo, ma si sostiene che la sua scoperta non sia nemmeno derivativa. La mappa del Chimborazo mostrava informazioni complesse in modo accessibile. La mappa era la base per il confronto con altre vette importanti. “Il Naturgemälde mostrò per la prima volta che la natura era una forza globale con zone climatiche corrispondenti nei vari continenti”. Un’altra valutazione della mappa è che “ha segnato l’inizio di una nuova era della scienza ambientale, non solo dell’ecologia montana ma anche dei modelli e dei processi biogeofisici su scala globale”.
Con la delineazione (nel 1817) delle linee isotermiche, suggerì subito l’idea e ideò i mezzi per confrontare le condizioni climatiche di vari paesi. Studiò per la prima volta il tasso di diminuzione della temperatura media con l’aumento dell’altitudine sul livello del mare e fornì, con le sue indagini sull’origine delle tempeste tropicali, i primi indizi per l’individuazione della più complessa legge che regola le perturbazioni atmosferiche alle latitudini più elevate. Questo è stato un contributo fondamentale alla climatologia.
La sua scoperta della diminuzione dell’intensità del campo magnetico terrestre dai poli all’equatore fu comunicata all’Istituto di Parigi in una memoria letta da lui stesso il 7 dicembre 1804. La sua importanza fu attestata dal rapido emergere di rivendicazioni rivali.
I suoi servizi alla geologia si sono basati sullo studio attento dei vulcani delle Ande e del Messico, che ha osservato e disegnato, scalato e misurato con diversi strumenti. Scalando il Chimborazo, stabilì un record di altitudine che divenne la base per la misurazione di altri vulcani delle Ande e dell’Himalaya. Come per altri aspetti delle sue indagini, sviluppò metodi per mostrare visivamente i risultati sintetizzati, utilizzando il metodo grafico delle sezioni trasversali geologiche. Dimostrò che i vulcani cadevano naturalmente in gruppi lineari, presumibilmente corrispondenti a vaste fessure sotterranee; e con la sua dimostrazione dell’origine ignea di rocce precedentemente ritenute di formazione acquosa, contribuì in larga misura all’eliminazione di opinioni errate, come il nettunismo.
Humboldt contribuì in modo significativo alla cartografia, creando mappe, in particolare della Nuova Spagna, che divennero il modello per i successivi cartografi del Messico. La sua attenta registrazione di latitudine e longitudine ha portato a mappe accurate del Messico, del porto di Acapulco, del porto di Veracruz e della Valle del Messico, nonché a una mappa che mostra i modelli commerciali tra i continenti. Le sue mappe includevano anche informazioni schematiche sulla geografia, convertendo le aree dei distretti amministrativi (intendenze) utilizzando quadrati proporzionali. Gli Stati Uniti erano interessati a vedere le sue mappe e le sue statistiche sulla Nuova Spagna, poiché avevano implicazioni per le rivendicazioni territoriali in seguito all’Acquisto della Louisiana. In seguito, Humboldt pubblicò tre volumi (1836-39) in cui esaminava le fonti relative ai primi viaggi nelle Americhe, perseguendo il suo interesse per l’astronomia nautica del XV e XVI secolo. Le sue ricerche portarono all’origine del nome “America”, riportato su una mappa delle Americhe da Martin Waldseemüller.
Humboldt condusse un censimento degli abitanti indigeni ed europei della Nuova Spagna, pubblicando un disegno schematizzato dei tipi razziali e della distribuzione delle popolazioni, raggruppandole per regione e caratteristiche sociali. Stimò che la popolazione fosse di sei milioni di individui. Secondo le sue stime, gli indiani costituivano il 40% della popolazione della Nuova Spagna, ma la loro distribuzione non era uniforme: i più densi erano nel centro e nel sud del Messico, i meno densi nel nord. Presentò questi dati sotto forma di grafici, per facilitarne la comprensione. Ha anche esaminato la popolazione non indiana, suddivisa in bianchi (spagnoli), negri e caste (castas). Gli spagnoli nati in America, i cosiddetti creoli, avevano dipinto nel XVIII secolo raffigurazioni di gruppi familiari di razza mista, che mostravano il padre di una categoria razziale, la madre di un’altra e la prole in una terza categoria in ordine gerarchico, per cui la gerarchia razziale era un modo essenziale in cui le élite vedevano la società messicana. Humboldt riferì che gli spagnoli nati in America erano legalmente uguali a quelli nati in Spagna, ma la politica della corona, da quando i Borboni salirono al trono spagnolo, privilegiava i nati in Iberia. Humboldt osservò che “il più misero europeo, senza istruzione e senza coltivazione intellettuale, si ritiene superiore ai bianchi nati nel nuovo continente”. La verità di questa affermazione, e le conclusioni che ne derivano, sono state spesso contestate come superficiali o politicamente motivate da alcuni autori, considerando che tra il 40% e il 60% delle alte cariche nel nuovo mondo erano ricoperte da creoli. L’inimicizia tra alcuni creoli e i bianchi di origine peninsulare divenne sempre più un problema nell’ultimo periodo della dominazione spagnola, con un crescente allontanamento dei creoli dalla corona. Secondo la valutazione di Humboldt, gli abusi del governo reale e l’esempio di un nuovo modello di governo negli Stati Uniti stavano erodendo l’unità dei bianchi nella Nuova Spagna. Gli scritti di Humboldt sulla razza in Nuova Spagna furono plasmati dai memoriali del classico liberale e illuminato vescovo eletto di Michoacán, Manuel Abad y Queipo, che presentò personalmente a Humboldt i suoi memoriali stampati alla corona spagnola, criticando le condizioni sociali ed economiche e le sue raccomandazioni per eliminarle.
Uno studioso afferma che i suoi scritti contengono descrizioni fantastiche dell’America, mentre tralasciano i suoi abitanti, affermando che Humboldt, proveniente dalla scuola di pensiero romantica, credeva che “… la natura è perfetta finché l’uomo non la deforma con cura”. L’ulteriore valutazione è che egli trascurò ampiamente le società umane in mezzo alla natura. La visione delle popolazioni indigene come “selvagge” o “poco importanti” le lascia fuori dal quadro storico. Altri studiosi sostengono che Humboldt dedicò gran parte della sua opera a descrivere le condizioni degli schiavi, degli indigeni, dei casti di razza mista e della società in generale. Egli mostrò spesso il suo disgusto per la schiavitù e le condizioni disumane in cui venivano trattati gli indigeni e altri popoli e criticò spesso le politiche coloniali spagnole.
Humboldt non era principalmente un artista, ma sapeva disegnare bene, il che gli permise di registrare una documentazione visiva di luoghi particolari e del loro ambiente naturale. Molti dei suoi disegni divennero la base per le illustrazioni delle sue numerose pubblicazioni scientifiche e generali. Gli artisti che Humboldt influenzò, come Johann Moritz Rugendas, seguirono la sua strada e dipinsero gli stessi luoghi che Humboldt aveva visitato e registrato, come le formazioni basaltiche del Messico, che furono illustrate nelle sue Vues des Cordillères.
La redazione e la pubblicazione della massa enciclopedica di materiale scientifico, politico e archeologico che aveva raccolto durante la sua assenza dall’Europa era ora il desiderio più urgente di Humboldt. Dopo un breve viaggio in Italia con Joseph Louis Gay-Lussac per studiare la legge della declinazione magnetica e un soggiorno di due anni e mezzo a Berlino, nella primavera del 1808 si stabilì a Parigi. Il suo scopo era quello di assicurarsi la collaborazione scientifica necessaria per dare alle stampe la sua grande opera. Questo compito colossale, che all’inizio sperava potesse occupare solo due anni, alla fine gliene costò ventuno, e anche allora rimase incompleto.
Durante la sua vita Humboldt divenne uno degli uomini più famosi d’Europa. Le accademie, sia nazionali che estere, erano ansiose di eleggerlo tra i loro membri, la prima delle quali fu l’American Philosophical Society di Filadelfia, che visitò alla fine del suo viaggio attraverso le Americhe. Nel 1805 fu eletto membro dell’Accademia prussiana delle scienze.
Nel corso degli anni altre società scientifiche statunitensi lo elessero membro, tra cui l’American Antiquarian Society (la New York Historical Society nel 1820; membro onorario straniero dell’American Academy of Arts and Sciences nel 1822; l’American Ethnological Society (e l’American Geographical and Statistical Society, (New York) nel 1856. Nel 1810 fu eletto membro straniero dell’Accademia reale svedese delle scienze. La Royal Society, il cui presidente Sir Joseph Banks aveva aiutato Humboldt da giovane, lo accolse ora come membro straniero.
Dopo l’indipendenza messicana dalla Spagna nel 1821, il governo messicano gli conferì alte onorificenze per i suoi servizi alla nazione. Nel 1827, il primo presidente del Messico, Guadalupe Victoria, concesse a Humboldt la cittadinanza messicana e nel 1859 il presidente del Messico, Benito Juárez, nominò Humboldt eroe della nazione (non tornò mai nelle Americhe dopo la sua spedizione).
Importante per la stabilità finanziaria a lungo termine di Humboldt, il re Federico Guglielmo III di Prussia gli conferì l’onore della carica di ciambellano reale, senza che all’epoca ne venissero richiesti i doveri. La nomina prevedeva una pensione di 2.500 talleri, successivamente raddoppiata. Questo stipendio ufficiale divenne la sua principale fonte di reddito negli anni successivi, quando esaurì la sua fortuna con le pubblicazioni delle sue ricerche. Le necessità finanziarie lo costrinsero a trasferirsi definitivamente da Parigi a Berlino nel 1827. A Parigi trovò non solo la simpatia scientifica, ma anche lo stimolo sociale che la sua mente vigorosa e sana desiderava ardentemente. Era ugualmente nel suo elemento come leone dei salotti e come saggio dell’Institut de France e dell’osservatorio.
Il 12 maggio 1827 si stabilì definitivamente a Berlino, dove i suoi primi sforzi furono diretti all’approfondimento della scienza del magnetismo terrestre. Nel 1827 iniziò a tenere conferenze pubbliche a Berlino, che divennero la base della sua ultima pubblicazione importante, Kosmos (1845-62).
Per molti anni è stato uno dei suoi progetti preferiti quello di garantire, attraverso osservazioni simultanee in punti distanti, un’indagine approfondita sulla natura e sulle leggi delle “tempeste magnetiche” (termine da lui inventato per indicare le perturbazioni anomale del magnetismo terrestre). La riunione a Berlino, il 18 settembre 1828, di un’associazione scientifica di recente costituzione, di cui fu eletto presidente, gli diede l’opportunità di avviare un vasto sistema di ricerca in combinazione con le sue diligenti osservazioni personali. Il suo appello al governo russo, nel 1829, portò alla creazione di una linea di stazioni magnetiche e meteorologiche attraverso l’Asia settentrionale. Nel frattempo, la sua lettera al Duca di Sussex, allora (aprile 1836) presidente della Royal Society, assicurò all’impresa l’ampia base dei domini britannici.
L’Encyclopædia Britannica, undicesima edizione, osserva: “Così la cospirazione scientifica delle nazioni, che è uno dei frutti più nobili della civiltà moderna, fu organizzata per la prima volta con successo da lui”. Tuttavia, esistono esempi precedenti di cooperazione scientifica internazionale, in particolare le osservazioni del XVIII secolo dei transiti di Venere.
Nel 1869, anno del centenario della sua nascita, la fama di Humboldt era così grande che le città di tutta l’America celebrarono la sua nascita con grandi feste. A New York fu inaugurato un busto della sua testa a Central Park.
Gli studiosi hanno ipotizzato le ragioni del declino della fama di Humboldt presso il pubblico. Sandra Nichols ha sostenuto che le ragioni sono tre. In primo luogo, la tendenza alla specializzazione della ricerca. Humboldt era un generalista che collegava molte discipline nel suo lavoro. Oggi gli accademici sono sempre più concentrati su campi di lavoro ristretti. Humboldt combinava ecologia, geografia e persino scienze sociali. In secondo luogo, un cambiamento nello stile di scrittura. Le opere di Humboldt, che nel 1869 erano considerate essenziali per una biblioteca, avevano una prosa fiorita che è passata di moda. Un critico disse che avevano una “pittoresca laboriosità”. Lo stesso Humboldt disse: “Se solo sapessi descrivere adeguatamente come e cosa ho provato, forse, dopo questo mio lungo viaggio, sarei davvero in grado di dare felicità alle persone. La vita disordinata che conduco mi rende poco sicuro del mio modo di scrivere”. In terzo luogo, un crescente sentimento anti-tedesco tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, dovuto alla forte immigrazione tedesca negli Stati Uniti e alla successiva Prima Guerra Mondiale. Alla vigilia del 1959, centenario della morte di Humboldt, il governo della Germania occidentale organizzò importanti celebrazioni in concomitanza con le nazioni visitate da Humboldt.
Nel 1811 e nel 1818 vennero proposti a Humboldt progetti di esplorazione dell’Asia, prima dal governo russo dello zar Nicola I e poi da quello prussiano, ma in ogni occasione si interposero circostanze spiacevoli. Solo dopo aver compiuto sessant’anni, Humboldt riprese il suo ruolo di viaggiatore nell’interesse della scienza.
Il ministro degli Esteri russo, il conte Georg von Cancrin, contattò Humboldt per sapere se una moneta basata sul platino fosse possibile in Russia e lo invitò a visitare gli Urali. Humboldt non era incoraggiante riguardo a una moneta basata sul platino, quando l’argento era lo standard come moneta mondiale. Ma l’invito a visitare gli Urali era intrigante, soprattutto perché Humboldt sognava da tempo di andare in Asia. Voleva recarsi in India e aveva compiuto notevoli sforzi per convincere la Compagnia britannica delle Indie orientali ad autorizzare un viaggio, ma tali sforzi erano stati vani.
Quando la Russia rinnovò il suo precedente invito a Humboldt, questi accettò. I russi cercarono di attirare Humboldt facendo leva sul suo costante interesse per i siti minerari, a fini scientifici comparativi per Humboldt, ma anche per i russi per acquisire conoscenze specialistiche sulle loro risorse. Per Humboldt, la promessa del monarca russo di finanziare il viaggio era estremamente importante, poiché il patrimonio di 100.000 talleri ereditato da Humboldt era scomparso e lui viveva con una pensione del governo prussiano di 2.500-3.000 talleri come ciambellano del monarca. Il governo russo gli diede un anticipo di 1.200 chervontsev a Berlino e altri 20.000 al suo arrivo a San Pietroburgo.
Humboldt era desideroso di viaggiare non solo negli Urali, ma anche attraverso le steppe della Siberia fino al confine russo con la Cina. Humboldt scrisse a Cancrin che intendeva imparare il russo per leggere i giornali minerari in questa lingua. Quando furono definiti i dettagli della spedizione, Humboldt disse che sarebbe andato in Russia con la sua carrozza francese, con un servitore tedesco e con Gustav Rose, un professore di chimica e mineralogia. Invitò anche Christian Gottfried Ehrenberg a unirsi alla spedizione, per studiare i microrganismi dell’acqua del lago Baikal e del Mar Caspio. Humboldt stesso era desideroso di continuare i suoi studi sul magnetismo delle montagne e sui depositi di minerali. Come di consueto per le sue ricerche, portò con sé strumenti scientifici per effettuare le misurazioni più accurate. I russi organizzarono l’organizzazione locale, compresi l’alloggio, i cavalli e l’equipaggio di accompagnamento. Il titolo di Humboldt per la spedizione era quello di funzionario del Dipartimento delle Miniere. Poiché la spedizione si avvicinava a zone pericolose, dovette viaggiare in un convoglio con una scorta.
Fisicamente Humboldt era in buone condizioni, nonostante l’avanzare dell’età, tanto che scrisse a Cancrin: “Cammino ancora molto leggermente a piedi, per nove o dieci ore senza riposare, nonostante la mia età e i miei capelli bianchi”.
Tra il maggio e il novembre del 1829 Humboldt e la crescente spedizione attraversarono l’ampia distesa dell’impero russo dalla Neva allo Yenisei, percorrendo in venticinque settimane una distanza di 9.614 miglia (15.472 km). Humboldt e il gruppo di spedizione viaggiarono in carrozza su strade ben tenute, con rapidi progressi grazie al cambio di cavalli nelle stazioni di passaggio. Il gruppo era cresciuto, con Johann Seifert, cacciatore e collezionista di esemplari animali, un funzionario minerario russo, il conte Adolphe Polier, un amico di Humboldt di Parigi, un cuoco e un contingente di cosacchi per la sicurezza. Tre carrozze erano piene di persone, provviste e strumenti scientifici. Affinché le letture magnetiche di Humboldt fossero accurate, portarono con sé una tenda priva di ferro. Questa spedizione era diversa dai viaggi in America spagnola con Bonpland, in cui i due erano soli e talvolta accompagnati da guide locali.
Il governo russo era interessato a che Humboldt trovasse prospettive per l’estrazione mineraria e per il progresso commerciale del regno e chiarì che Humboldt non doveva indagare su questioni sociali, né criticare le condizioni sociali dei servi della gleba russi. Nelle sue pubblicazioni sull’America spagnola, commentò le condizioni delle popolazioni indigene e deplorò la schiavitù nera, ma ben dopo aver lasciato quei territori. Come Humboldt scoprì, il governo mantenne uno stretto controllo sulla spedizione, anche quando questa si trovava a 1.000 miglia (1.600 km) da Mosca, con funzionari governativi locali che salutavano la spedizione a ogni fermata. L’itinerario era stato pianificato con Tobolsk come destinazione più lontana, poi il ritorno a San Pietroburgo.
Humboldt scrisse al ministro russo Cancrin che stava prolungando il suo viaggio, sapendo che la missiva non gli sarebbe arrivata in tempo per mandare a monte il piano. Più si andava verso est, in territori selvaggi, più Humboldt si divertiva. Seguirono ancora l’autostrada siberiana e fecero ottimi progressi, a volte percorrendo un centinaio di miglia (160 km) in un giorno. Anche se alla fine di luglio furono fermati e avvertiti di un’epidemia di antrace, Humboldt decise di continuare nonostante il pericolo. “Alla mia età, nulla deve essere rimandato”.
Il viaggio, sebbene realizzato con tutti i vantaggi offerti dall’immediato patrocinio del governo russo, fu troppo rapido per essere proficuo dal punto di vista scientifico. La correzione della prevalente stima esagerata dell’altezza dell’altopiano dell’Asia centrale e la previsione della scoperta di diamanti nei giacimenti auriferi degli Urali furono aspetti importanti di questi viaggi. Alla fine, la spedizione durò 8 mesi, percorse 15.500 km, si fermò in 658 stazioni di posta e utilizzò 12.244 cavalli.
Uno scrittore sostiene che “nulla era come Humboldt voleva. L’intera spedizione fu un compromesso”. L’imperatore russo offrì a Humboldt un invito a tornare in Russia, ma Humboldt rifiutò, a causa della sua disapprovazione per le restrizioni imposte da Nicola alla sua libertà di movimento durante la spedizione e alla sua possibilità di riferire liberamente su di essa. Humboldt pubblicò due opere sulla spedizione russa: la prima, Fragments de géologie et de climatologie asiatiques, nel 1831, basata sulle lezioni tenute sull’argomento. Nel 1843 completò l’opera in tre volumi Asie Centrale, che dedicò allo zar Nicola, definendola “un passo inevitabile, dato che la spedizione fu compiuta a sue spese”. Al 2016, queste opere non sono state tradotte in inglese. La sua spedizione in Russia del 1829, quando era ormai anziano, è molto meno conosciuta dei suoi viaggi quinquennali nell’America spagnola, che avevano dato luogo a molti volumi pubblicati nei decenni successivi al suo ritorno nel 1804. Tuttavia, essa fornì a Humboldt dati comparativi per le sue successive pubblicazioni scientifiche.
Cosmo
Kosmos fu il tentativo di Humboldt di scrivere un’opera in più volumi che riunisse tutte le ricerche della sua lunga carriera. La stesura prese forma nelle lezioni che tenne davanti all’Università di Berlino nell’inverno del 1827-28. Queste lezioni avrebbero costituito “il cartone per il grande affresco del 1829”. Queste lezioni costituiranno “il cartone per il grande affresco del La spedizione in Russia del 1829 gli fornì dati comparativi con la spedizione in America Latina.
I primi due volumi del Kosmos, pubblicati tra il 1845 e il 1847, erano destinati a comprendere l’intera opera, ma Humboldt ne pubblicò altri tre, di cui uno postumo. Humboldt aveva da tempo l’obiettivo di scrivere un’opera completa sulla geografia e sulle scienze naturali. L’opera cercava di unificare le scienze allora conosciute in un quadro kantiano. Ispirandosi al romanticismo tedesco, Humboldt cercò di creare un compendio dell’ambiente mondiale. Trascorse l’ultimo decennio della sua lunga vita – come lui stesso li definì, i suoi anni “improbabili” – continuando questo lavoro. Il terzo e il quarto volume furono pubblicati nel 1850-58; un frammento del quinto apparve postumo nel 1862.
La sua fama si era già creata da tempo con le sue pubblicazioni sulla spedizione latinoamericana. Non c’è consenso sull’importanza del Kosmos. Uno studioso, che sottolinea l’importanza del Saggio politico di Humboldt sul Regno della Nuova Spagna come lettura essenziale, liquida il Kosmos come “poco più che una curiosità accademica”. Un’altra opinione è che il Kosmos sia stato il suo “libro più influente”.
Come la maggior parte delle opere di Humboldt, anche il Kosmos fu tradotto in più lingue in edizioni di qualità non omogenea. Fu molto popolare in Gran Bretagna e in America. Nel 1849 un giornale tedesco commentò che in Inghilterra due delle tre diverse traduzioni erano state fatte da donne, “mentre in Germania la maggior parte degli uomini non lo capisce”. La prima traduzione di Augustin Pritchard, pubblicata anonimamente dal signor Baillière (il primo volume nel 1845 e il secondo nel 1848), soffriva di una certa fretta. In una lettera Humboldt disse: “Danneggerà la mia reputazione. Tutto il fascino della mia descrizione è distrutto da un inglese che suona come un sanscrito”.
Le altre due traduzioni furono realizzate da Elizabeth Juliana Leeves Sabine sotto la supervisione del marito Col. Edward Sabine (4 volumi 1846-1858), e da Elise Otté (5 volumi 1849-1858, unica traduzione completa dei 4 volumi tedeschi). Queste tre traduzioni furono pubblicate anche negli Stati Uniti. La numerazione dei volumi differisce tra l’edizione tedesca e quella inglese. Il volume 3 dell’edizione tedesca corrisponde ai volumi 3 e 4 della traduzione inglese, poiché il volume tedesco è apparso in due parti nel 1850 e nel 1851. Il volume 5 dell’edizione tedesca è stato tradotto solo nel 1981, sempre da una donna. La traduzione di Otté beneficiava di un indice dettagliato e di un indice per ogni volume; nell’edizione tedesca solo i volumi 4 e 5 avevano un indice (estremamente breve) e l’indice dell’intera opera apparve solo con il volume 5 nel 1862. Meno noto in Germania è l’atlante appartenente all’edizione tedesca del Cosmo “Berghaus’ Physikalischer Atlas”, meglio conosciuto come la versione pirata di Traugott Bromme con il titolo “Atlas zu Alexander von Humboldt’s Kosmos” (Stoccarda 1861).
In Gran Bretagna, Heinrich Berghaus progettò di pubblicare insieme ad Alexander Keith Johnston un “Atlante fisico”. Ma in seguito Johnston lo pubblicò da solo con il titolo “The Physical Atlas of Natural Phenomena”. In Gran Bretagna il legame con il cosmo non sembra essere stato riconosciuto.
Altre pubblicazioni
Alexander von Humboldt pubblicò in modo prolifico per tutta la sua vita. Molte opere furono pubblicate originariamente in francese o in tedesco, poi tradotte in altre lingue, a volte con edizioni concorrenti. Humboldt stesso non tenne traccia di tutte le varie edizioni. Scrisse opere specializzate su argomenti particolari di botanica, zoologia, astronomia, mineralogia, tra gli altri, ma scrisse anche opere di carattere generale che attirarono un ampio pubblico, in particolare la sua Narrazione personale dei viaggi nelle regioni equinoziali del Nuovo Continente durante gli anni 1799-1804 Il suo Saggio politico sul Regno della Nuova Spagna fu ampiamente letto nello stesso Messico, negli Stati Uniti e in Europa.
Molte delle opere originali sono state scansionate digitalmente dalla Biblioteca della Biodiversità. Sono state realizzate nuove edizioni di opere a stampa, tra cui Views of the Cordilleras and Monuments of the Indigenous Peoples of the Americas (2014), che include le riproduzioni di tutte le tavole a colori e in bianco e nero. Nell’edizione originale, la pubblicazione era di grande formato e piuttosto costosa. Esiste una traduzione del 2009 della sua Geografia delle piante e un’edizione inglese del 2014 di Views of Nature.
Humboldt fu generoso con i suoi amici e fece da mentore a giovani scienziati. Dopo il loro ritorno in Europa, Humboldt si separò da Bonpland e si assunse in gran parte il compito di pubblicare i risultati della spedizione latinoamericana a spese di Humboldt, ma incluse Bonpland come coautore nei quasi 30 volumi pubblicati. Bonpland tornò in America Latina, stabilendosi a Buenos Aires, in Argentina, per poi trasferirsi in campagna vicino al confine con il Paraguay. Le forze del dottor José Gaspar Rodríguez de Francia, l’uomo forte del Paraguay, rapirono Bonpland dopo aver ucciso i lavoratori della sua tenuta. Bonpland fu accusato di “spionaggio agricolo” e di aver minacciato il monopolio virtuale del Paraguay sulla coltivazione della yerba mate.
Nonostante le pressioni internazionali, tra cui il governo britannico e quello di Simón Bolívar, insieme a scienziati europei come Humboldt, la Francia tenne Bonpland prigioniero fino al 1831. Fu rilasciato dopo quasi 10 anni in Paraguay. Humboldt e Bonpland mantennero una calorosa corrispondenza su scienza e politica fino alla morte di Bonpland nel 1858.
Durante la sua permanenza a Parigi, Humboldt incontrò nel 1818 il giovane e brillante studente peruviano della Scuola Reale delle Miniere di Parigi, Mariano Eduardo de Rivero y Ustariz. In seguito, Humboldt fu il mentore della carriera di questo promettente scienziato peruviano. Un altro beneficiario dell’aiuto di Humboldt fu Louis Agassiz (1807-1873), che ricevette direttamente da Humboldt il denaro necessario, l’assistenza per ottenere una posizione accademica e l’aiuto per pubblicare le sue ricerche sulla zoologia. Agassiz gli inviò copie delle sue pubblicazioni e ottenne un notevole riconoscimento scientifico come professore ad Harvard. Agassiz tenne un discorso alla Società di Storia Naturale di Boston nel 1869, in occasione del centenario della nascita del suo mecenate. Quando Humboldt era ormai anziano, aiutò un altro giovane studioso, Gotthold Eisenstein, un giovane e brillante matematico ebreo di Berlino, per il quale ottenne una piccola pensione dalla corona e che nominò membro dell’Accademia delle Scienze.
Gli scritti divulgativi di Humboldt hanno ispirato molti scienziati e naturalisti, tra cui Charles Darwin, Henry David Thoreau, John Muir, George Perkins Marsh, Ernst Haeckel e i fratelli Richard e Robert Schomburgk.
Humboldt intrattenne una corrispondenza con molti contemporanei e sono stati pubblicati due volumi di lettere a Karl August Varnhagen von Ense.
Charles Darwin fece spesso riferimento all’opera di Humboldt nel suo Viaggio del Beagle, dove Darwin descrisse la propria esplorazione scientifica delle Americhe. In una nota, egli pone Humboldt al primo posto nella “lista dei viaggiatori americani”. Anche il lavoro di Darwin fu influenzato dallo stile di scrittura di Humboldt. La sorella di Darwin gli fece notare che “probabilmente, leggendo così tanto Humboldt, hai preso la sua fraseologia e il tipo di espressioni francesi fiorite che usa”.
Quando il Diario di Darwin fu pubblicato, ne inviò una copia a Humboldt, che rispose: “Nella sua gentile lettera mi ha detto che, quando era giovane, il modo in cui studiavo e raffiguravo la natura nelle zone torride ha contribuito a suscitare in lei l’ardore e il desiderio di viaggiare in terre lontane. Considerando l’importanza del suo lavoro, signore, questo potrebbe essere il più grande successo che il mio umile lavoro potrebbe portare”. Nella sua autobiografia, Darwin ricorda di aver letto “con attenzione e profondo interesse la Narrazione personale di Humboldt” e di averla trovata uno dei due libri più influenti sul suo lavoro, che suscitò in lui “un ardente zelo per aggiungere anche il più umile contributo alla nobile struttura della Scienza naturale”.
Humboldt avrebbe poi rivelato a Darwin, negli anni Quaranta del XIX secolo, di essere stato profondamente interessato alla poesia del nonno di Darwin. Erasmus Darwin aveva pubblicato il poema Gli amori delle piante all’inizio del 1800. Humboldt lodò la poesia per la combinazione di natura e immaginazione, un tema che permeava il lavoro dello stesso Humboldt.
Alcuni artisti del XIX secolo si recarono in America Latina, seguendo le orme di Humboldt, dipingendo paesaggi e scene di vita quotidiana. Johann Moritz Rugendas, Ferdinand Bellermann e Eduard Hildebrandt furono tre importanti pittori europei. Frederic Edwin Church fu il più famoso pittore di paesaggi degli Stati Uniti nel XIX secolo. I suoi dipinti dei vulcani andini che Humboldt scalò contribuirono a creare la reputazione di Church. Il suo dipinto di 5 piedi per 10 piedi intitolato Il cuore delle Ande “fece scalpore” quando fu completato. Church sperava di spedire il dipinto a Berlino per mostrarlo a Humboldt, ma Humboldt morì pochi giorni dopo la stesura della lettera di Church. Church dipinse il Cotopaxi tre volte, due volte nel 1855 e poi nel 1859 durante l’eruzione.
George Catlin, famoso soprattutto per i suoi ritratti di indiani del Nord America e per i suoi dipinti sulla vita tra le varie tribù nordamericane, viaggiò anche in Sud America, realizzando numerosi dipinti. Nel 1855 scrisse a Humboldt, inviandogli la sua proposta di viaggio in Sud America. Humboldt gli rispose ringraziandolo e inviandogli un memorandum per guidare i suoi viaggi.
Ida Laura Pfeiffer, una delle prime donne viaggiatrici che compì due viaggi intorno al mondo dal 1846 al 1855, seguì le orme di Humboldt. I due esploratori si incontrarono a Berlino nel 1851, prima del secondo viaggio della Pfeiffer, e di nuovo nel 1855, al suo ritorno in Europa. Humboldt fornì alla Pfeiffer una lettera aperta di presentazione in cui invitava chiunque fosse a conoscenza del suo nome ad assistere Madame Pfeiffer per la sua “inestinguibile energia di carattere che ha dimostrato ovunque, in qualsiasi luogo sia stata chiamata o meglio messa, spinta dalla sua inespugnabile passione per lo studio della natura e dell’uomo”.
Humboldt e la monarchia prussiana
Durante le guerre napoleoniche, la Prussia aveva capitolato alla Francia, firmando il Trattato di Tilsit. La famiglia reale prussiana tornò a Berlino, ma cercò di migliorare i termini del trattato e Federico Guglielmo III incaricò il fratello minore, il principe Guglielmo, di farlo. Federico Guglielmo III chiese ad Alessandro di far parte della missione, incaricato di introdurre il principe nella società parigina. Questa svolta per Humboldt non poteva essere migliore, dal momento che desiderava vivere a Parigi piuttosto che a Berlino.
Nel 1814 Humboldt accompagnò i sovrani alleati a Londra. Tre anni dopo fu chiamato dal re di Prussia ad assisterlo al congresso di Aquisgrana. Nell’autunno del 1822 accompagnò lo stesso monarca al Congresso di Verona, proseguì poi con il partito reale a Roma e a Napoli e tornò a Parigi nella primavera del 1823. Da tempo Humboldt considerava Parigi la sua vera patria. Così, quando finalmente ricevette dal suo sovrano l’invito a raggiungere la sua corte a Berlino, obbedì con riluttanza.
Tra il 1830 e il 1848 Humboldt fu spesso impegnato in missioni diplomatiche alla corte del re Luigi Filippo di Francia, con il quale mantenne sempre i più cordiali rapporti personali. Carlo X di Francia era stato rovesciato e Luigi Filippo della casa d’Orléans era diventato re. Humboldt conosceva la famiglia e fu inviato dal monarca prussiano a Parigi per riferire gli eventi al suo monarca. Trascorse tre anni in Francia, dal 1830 al 1833. I suoi amici François Arago e François Guizot furono nominati a incarichi nel governo di Luigi Filippo.
Il fratello di Humboldt, Wilhelm, morì l’8 aprile 1835. Alexander si rammaricava di aver perso metà di se stesso con la morte del fratello. Con l’ascesa al trono del principe ereditario Federico Guglielmo IV, nel giugno 1840, il favore di Humboldt a corte aumentò. In effetti, il desiderio del nuovo re per la compagnia di Humboldt divenne a volte così insistente da lasciargli solo poche ore di veglia per lavorare ai suoi scritti.
Rappresentazione della popolazione indigena
Le pubblicazioni di Humboldt, come il Narrativo personale dei viaggi nelle regioni equinoziali del Nuovo Continente negli anni 1799-1804, risalgono a un’epoca in cui il colonialismo era prevalente. In pubblicazioni accademiche recenti, ci sono argomenti a favore e contro il pregiudizio imperiale di Humboldt. Nel libro Imperial Eyes, Pratt sostiene l’esistenza di un pregiudizio imperiale implicito negli scritti di Humboldt. Mentre Humboldt finanziò autonomamente la sua spedizione nelle colonie spagnole, la monarchia spagnola gli permise di viaggiare in Sud America. A causa dei disordini nelle colonie spagnole in Sud America, la corona spagnola attuò riforme liberali che portarono a un maggiore sostegno alla monarchia spagnola da parte della classe inferiore. Tuttavia, Pratt sottolinea che le riforme crearono un’opposizione al dominio spagnolo all’interno della classe superiore, poiché il declino del controllo della monarchia spagnola avrebbe portato l’élite bianca sudamericana a perdere i propri privilegi. Quando Humboldt scriveva del mondo naturale del Sud America, lo ritraeva come neutrale e privo di persone: Se la popolazione indigena veniva menzionata negli scritti di Humboldt, sostiene Pratt, era rappresentata solo quando era utile agli europei. Altri sostengono che Humboldt fosse un Colombo tedesco, in quanto descriveva un Paese vergine che poteva essere usato dagli europei per il commercio.
Altri studiosi contrastano l’argomentazione di Pratt e fanno riferimento al punto di vista abolizionista e anticolonialista che Humboldt rappresenta nei suoi scritti. Un esempio sono le descrizioni di Humboldt delle colonie sudamericane, in cui critica il dominio coloniale spagnolo. Il suo stretto rapporto con i valori illuministici, come la libertà, lo portò a sostenere la democrazia e, successivamente, l’indipendenza del Sud America. Per migliorare la situazione materiale e politica della popolazione indigena, Humboldt inserì nei suoi scritti delle proposte che presentò anche alla monarchia spagnola. Assistendo a un mercato di schiavi, Humboldt rimase scioccato dal trattamento riservato ai neri, che lo portò a opporsi alla schiavitù e a sostenere il movimento abolizionista per tutta la vita. Nelle sue descrizioni nelle Narrazioni personali, Humboldt includeva anche le risposte che gli venivano date dagli indigeni. Inoltre, Lubrich sostiene che, nonostante le nozioni coloniali e orientaliste della sua scrittura, Humboldt non ricreò questi stereotipi, ma li decostruì.
La religione
Poiché Humboldt non menzionava Dio nella sua opera Cosmos e talvolta parlava in modo sfavorevole degli atteggiamenti religiosi, si è talvolta ipotizzato che fosse un filosofo materialista o forse ateo. Tuttavia, a differenza di figure irreligiose come Robert G. Ingersoll, che arrivò a usare la scienza humboldtiana per fare campagna contro la religione, Humboldt stesso negò le accuse di ateismo. In una lettera a Varnhagen von Ense sottolineò che credeva che il mondo fosse stato effettivamente creato, scrivendo a proposito del Cosmo: “… la ‘creazione’ e il ‘mondo creato’ non vengono mai persi di vista nel libro. E non ho forse detto, solo otto mesi fa, nella traduzione francese, nei termini più chiari: ‘È questa necessità delle cose, questa connessione occulta ma permanente, questo ritorno periodico nel progresso, nello sviluppo della formazione, dei fenomeni e degli eventi che costituiscono la ‘Natura’ sottomessa a un potere di controllo?”.
È stato sostenuto che “sebbene Humboldt enfatizzi la base della moralità nella natura dell’uomo, egli riconosce che la fede in Dio è direttamente collegata agli atti di virtù” e quindi “la dignità dell’uomo è al centro del pensiero religioso di Humboldt”.
Humboldt credeva fermamente anche in una vita ultraterrena. In una lettera scritta all’amica Charlotte Hildebrand Diede si legge: “Dio stabilisce costantemente il corso della natura e delle circostanze; così che, includendo la sua esistenza in un futuro eterno, la felicità dell’individuo non perisce, ma al contrario cresce e aumenta”.
Humboldt rimase distante dalla religione organizzata, tipico di un protestante in Germania che si relazionava con la Chiesa cattolica; Humboldt nutriva un profondo rispetto per il lato ideale del credo religioso e della vita ecclesiastica all’interno delle comunità umane. Egli distingueva tra le religioni “negative” e quelle “tutte le religioni positive consistono in tre parti distinte: un codice di morale che è quasi lo stesso in tutte, e generalmente molto puro; una chimera geologica, e un mito o un piccolo romanzo storico”. In Cosmos, ha scritto di come le ricche descrizioni geologiche si trovino nelle diverse tradizioni religiose e ha affermato che: “Il cristianesimo si diffuse gradualmente e, ovunque fosse adottato come religione di Stato, non solo esercitò una condizione benefica sulle classi inferiori inculcando la libertà sociale degli uomini, ma ampliò anche le vedute degli uomini nella loro comunione con la Natura… questa tendenza a glorificare la Divinità nelle sue opere fece nascere il gusto per l’osservazione naturale”.
Humboldt mostrò tolleranza religiosa nei confronti dell’ebraismo e criticò la legge sugli ebrei politici, un’iniziativa volta a stabilire una discriminazione legale contro gli ebrei. La definì una legge “abominevole”, poiché sperava che gli ebrei fossero trattati in modo equo nella società.
Vita personale
Gran parte della vita privata di Humboldt rimane un mistero perché egli distrusse le sue lettere private. Pur essendo una personalità socievole, potrebbe aver nutrito un senso di alienazione sociale, che ha spinto la sua passione per l’evasione attraverso i viaggi.
Humboldt non si sposò mai: pur avendo rapporti amichevoli con alcune donne, tra cui Henriette, la moglie del suo mentore Marcus Herz, la cognata Caroline von Humboldt affermò che “nulla avrà mai una grande influenza su Alessandro che non provenga da uomini”. Ebbe molte forti amicizie maschili e a volte ebbe storie d’amore con uomini.
Da studente si infatuò di Wilhelm Gabriel Wegener, uno studente di teologia, scrivendo una serie di lettere in cui esprimeva il suo “fervente amore”. A 25 anni conobbe Reinhardt von Haeften (1772-1803), un tenente di 21 anni, con il quale visse e viaggiò per due anni e al quale scrisse nel 1794: “Vivo solo grazie a te, mio caro Reinhardt”. Quando von Haeften si fidanzò, Humboldt lo pregò di rimanere a vivere con lui e sua moglie: “Anche se tu dovessi rifiutarmi, trattarmi con freddezza e disprezzo, vorrei comunque stare con te… l’amore che ho per te non è solo amicizia o amore fraterno, è venerazione”.
Compagno di viaggio nelle Americhe per cinque anni fu Aimé Bonpland, e a Quito nel 1802 conobbe l’aristocratico ecuadoriano Don Carlos Montúfar, che viaggiò con Humboldt in Europa e visse con lui. In Francia, Humboldt viaggiò e visse con il fisico e aeronauta Joseph Louis Gay-Lussac. In seguito ebbe una profonda amicizia con l’astronomo francese François Arago, sposato, che incontrò quotidianamente per 15 anni.
Una volta Humboldt scrisse: “Non conosco i bisogni sensuali”. Tuttavia, un pio compagno di viaggio, Francisco José de Caldas, lo accusò di frequentare le case di Quito dove “regnava l’amore impuro”, di stringere amicizia con “osceni giovani dissoluti”, di dare sfogo alle “vergognose passioni del suo cuore” e di lasciarlo viaggiare con “Bonpland e il suo Adone”.
Humboldt ereditò una notevole fortuna, ma le spese per i suoi viaggi e soprattutto per la pubblicazione (trenta volumi in tutto) lo resero, nel 1834, totalmente dipendente dalla pensione del re Federico Guglielmo III. Sebbene preferisse vivere a Parigi, nel 1836 il re insistette perché tornasse in Germania. Visse con la Corte a Sanssouci, e poi a Berlino, con il suo valletto Seifert, che lo aveva accompagnato in Russia nel 1829.
Quattro anni prima della sua morte, Humboldt fece un atto di donazione per trasferire il suo intero patrimonio a Seifert, che nel frattempo si era sposato e aveva messo su casa vicino all’appartamento di Humboldt. Humboldt era diventato padrino di sua figlia. L’entità del lascito ha sempre suscitato speculazioni, soprattutto perché Seifert era più giovane di una trentina d’anni e l’introduzione di partner di classe inferiore nelle famiglie sotto forma di domestici era allora una pratica comune.
Nel 1908, lo studioso di sessualità Paul Näcke raccolse le memorie di alcuni omosessuali, tra cui l’amico di Humboldt, il botanico Carl Bolle, allora quasi novantenne: parte del materiale fu incorporato da Magnus Hirschfeld nel suo studio del 1914 Homosexuality in Men and Women. Tuttavia, le speculazioni sulla vita privata di Humboldt e sulla sua possibile omosessualità continuano a rimanere una questione controversa tra gli studiosi, soprattutto perché i biografi precedenti lo avevano dipinto come “una figura di Humboldt in gran parte asessuata, simile a Cristo… adatta come idolo nazionale”.
Malattia e morte
Il 24 febbraio 1857 Humboldt fu colpito da un piccolo ictus, che passò senza sintomi percepibili. Solo nell’inverno 1858-1859 le sue forze cominciarono a diminuire; il 6 maggio 1859 morì serenamente a Berlino, all’età di 89 anni. Le sue ultime parole furono riportate come “Come sono gloriosi questi raggi di sole! Sembrano chiamare la Terra al Cielo!”. Le sue spoglie furono trasportate in stato di grazia per le strade di Berlino, in un carro funebre trainato da sei cavalli. I ciambellani reali guidarono il corteo, ognuno incaricato di portare un cuscino con le medaglie e le altre decorazioni d’onore di Humboldt. La famiglia allargata di Humboldt, discendente del fratello Wilhelm, ha partecipato alla processione. La bara di Humboldt fu accolta dal principe reggente alla porta della cattedrale. Fu sepolto nella tomba di famiglia a Tegel, accanto al fratello Wilhelm e alla cognata Caroline.
Gli onori che erano stati tributati a Humboldt in vita continuarono anche dopo la sua morte. Ci sono più specie che prendono il nome da Humboldt che da qualsiasi altro essere umano. Il primo centenario della nascita di Humboldt fu celebrato il 14 settembre 1869, con grande entusiasmo sia nel Nuovo che nel Vecchio Mondo. In suo onore furono costruiti numerosi monumenti, come l’Humboldt Park di Chicago, progettato nello stesso anno e costruito poco dopo l’incendio di Chicago. Anche le regioni e le specie recentemente esplorate che portano il nome di Humboldt, come illustrato di seguito, sono una misura della sua ampia fama e popolarità.
“Quasi non esisteva un ordine europeo che Humboldt non avesse il diritto di indossare”, e “più di centocinquanta società a cui era stato eletto”. Tra queste, “le più celebri Accademie delle principali nazioni d’Europa e d’America, e non solo quelle di carattere puramente scientifico, ma tutte quelle che avevano come scopo la diffusione dell’istruzione e il progresso della civiltà”. Inoltre, è stato almeno un membro onorario di accademie e società dotte in tutta Europa e in America e “è stato investito del grado di dottore in tre facoltà”.
Specie che prendono il nome da Humboldt
Humboldt descrisse molte caratteristiche geografiche e specie fino ad allora sconosciute agli europei. Tra le specie che portano il suo nome ricordiamo:
Caratteristiche geografiche che portano il nome di Humboldt
Tra le caratteristiche che portano il suo nome vi sono:
Luoghi che prendono il nome da Humboldt
I seguenti luoghi portano il nome di Humboldt:
Oggetti geologici
Il minerale humboldtine è stato chiamato così da Mariano de Rivero nel 1821.
Serie di conferenze
Alexander von Humboldt presta il suo nome anche a un importante ciclo di conferenze di geografia umana nei Paesi Bassi (ospitato dall’Università Radboud di Nijmegen). Si tratta dell’equivalente olandese delle famose lezioni annuali di Hettner all’Università di Heidelberg.
La Fondazione Alexander von Humboldt
Dopo la sua morte, amici e colleghi di Humboldt crearono la Fondazione Alexander von Humboldt (Stiftung in tedesco) per continuare il suo generoso sostegno ai giovani accademici. Sebbene la dotazione originaria sia andata perduta a causa dell’iperinflazione tedesca degli anni ’20 e della seconda guerra mondiale, la Fondazione è stata nuovamente finanziata dal governo tedesco per premiare giovani accademici e illustri accademici senior provenienti dall’estero. Svolge un ruolo importante nell’attirare ricercatori stranieri a lavorare in Germania e nel consentire a ricercatori tedeschi di lavorare all’estero per un periodo.
Dediche
Edgar Allan Poe dedicò la sua ultima opera importante, Eureka: A Prose Poem, a Humboldt, “With Very Profound Respect”. Il tentativo di Humboldt di unificare le scienze nel suo Kosmos fu di grande ispirazione per il progetto di Poe.
Nel 2019 Josefina Benedetti ha composto Humboldt, una suite orchestrale in cinque movimenti.
Navi
Anche la Alexander von Humboldt è una nave tedesca che porta il nome dello scienziato, costruita originariamente nel 1906 dal cantiere tedesco AG Weser a Brema come Reserve Sonderburg. Ha operato nei mari del Nord e del Baltico fino al suo pensionamento nel 1986. Successivamente, fu trasformata in un barcone a tre alberi dal cantiere tedesco Motorwerke Bremerhaven e fu rilanciata nel 1988 come Alexander von Humboldt.
Il gruppo Jan De Nul gestisce una draga a tramoggia costruita nel 1998, anch’essa denominata Alexander von Humboldt.
Riconoscimenti da parte dei contemporanei
Simón Bolívar scrisse che “il vero scopritore del Sudamerica è stato Humboldt, poiché il suo lavoro è stato più utile per il nostro popolo di quello di tutti i conquistatori”. Charles Darwin espresse il suo debito nei confronti di Humboldt e la sua ammirazione per il suo lavoro, scrivendo a Joseph Dalton Hooker che Humboldt era il “più grande viaggiatore scientifico mai vissuto”. Wilhelm von Humboldt scrisse che “Alexander è destinato a combinare idee e a seguire catene di pensieri che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute per secoli. La sua profondità, la sua mente acuta e la sua incredibile velocità sono una combinazione rara”. Johann Wolfgang Goethe ha osservato che “Humboldt ci fa dono di veri tesori”. Friedrich Schiller scrisse che “Alessandro impressiona molti, soprattutto se paragonato a suo fratello – perché si mette più in mostra!”. José de la Luz y Caballero scrisse che “Colombo diede all’Europa un Nuovo Mondo; Humboldt lo fece conoscere nei suoi aspetti fisici, materiali, intellettuali e morali”.
Napoléon Bonaparte osservò: “Avete studiato botanica? Proprio come mia moglie!”. Claude Louis Berthollet disse: “Quest’uomo è competente quanto un’intera accademia”. Thomas Jefferson osservò: “Lo considero lo scienziato più importante che ho conosciuto”. Emil du Bois-Reymond scrisse che “Ogni studioso assiduo… è figlio di Humboldt; tutti noi siamo la sua famiglia”. Robert G. Ingersoll ha scritto che “Egli fu per la scienza ciò che Shakespeare fu per il dramma”.
Hermann von Helmholtz scrisse che “Nella prima metà del presente secolo abbiamo avuto un Alexander von Humboldt, che è stato in grado di scandagliare le conoscenze scientifiche del suo tempo nei loro dettagli, e di riunirle in un’unica vasta generalizzazione. Nel momento attuale, è ovviamente molto dubbio che questo compito possa essere portato a termine in modo simile, anche da una mente con doti così peculiarmente adatte allo scopo come quella di Humboldt, e se tutto il suo tempo e il suo lavoro fossero dedicati allo scopo.”
Varie
Fonti
- Alexander von Humboldt
- Alexander von Humboldt
- ^ Rupke 2008, p. 54.
- ^ a b Rupke 2008, p. 116.
- ^ Humboldt attended Schelling’s lectures at the University of Berlin (Schelling taught there 1841–1845), but never accepted his natural philosophy (see “Friedrich Wilhelm Joseph Schelling—Biography” at egs.edu, Lara Ostaric, Interpreting Schelling: Critical Essays, Cambridge University Press, 2014, p. 218, and Rupke 2008, p. 116).
- ^ Helmut Thielicke, Modern Faith and Thought, William B. Eerdmans Publishing, 1990, p. 174.
- Воспитывал братьев недолго, и покинул семью Гумбольдтов, когда Александру было три года[10].
- зятем профессора К. Гейне
- совместно с приятелем по Фрайбургской горной академии Х. Л. фон Бухом[15]
- Dettelbach, Michael (2007). «Romanticism And Resistance: Humboldt And “German” Natural Philosophy In Napoleonic France». Boston Studies In The Philosophy Of Science. 241: 247-258. doi:10.1007/978-1-4020-2987-5_13. Consultado em 13 de setembro de 2021
- Nicolson, Malcolm (1990). «Alexander von Humboldt and the Geography of Vegetation». Romanticism and the Sciences. Cambridge: Cambridge University Press. p. 169–188. ISBN 978-0521356855
- Andrea Wulf, ed. (23 de dezembro de 2015). «The Forgotten Father of Environmentalism». The Atlantic. Consultado em 13 de setembro de 2021
- a b Wulf 2015, p. 37.
- a b c Wulf 2015, p. 39.
- Andrea Wulf 2017, p. 37.